domenica 9 marzo 2014

Ucraina: la democrazia dei poteri. Inchiesta.

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Non succedeva da anni: di provare una profonda inquietudine, quasi paura (la gente ha paura). Quanto sta succedendo in Ucraina e Crimea (quanto succederà ancora) inquieta e mette paura agli europei, svizzeri inclusi. Se risulta abbastanza chiaro il disegno del presidente russo Putin, non possiamo dire altrettanto guardando a Europa e Stati Uniti. Che vogliono? Ufficialmente democrazia e libertà per questo Paese. Due parole e due valori che per definizione significano anche indipendenza, autodeterminazione. E allora, di nuovo: se è chiaro che Putin vuole (perlomeno) la Crimea, Europa e USA cosa vogliono? Non ufficialmente vogliono l'Ucraina (andrebbe bene anche senza Crimea). Se le cose stanno davvero così, abbiamo perlomeno un problema con la versione ufficiale degli obiettivi di Europa e Stati Uniti in questa crisi. In un post su Faccia da reporter del 5 marzo scrivevamo:

Vanno di moda le democrazie basate sul portafoglio. È il primo (e non scritto) articolo di una Costituzione globale che viene esportata dentro la carta regalo dei diritti universali, dello sviluppo sociale ed economico, della parità fra i generi, dell'educazione, eccetera. Andrà a finire così anche in Ucraina, perlomeno all'inizio, che finisca sotto l'ala protettrice di Mosca o quella dell'Occidente.

Nel 21esimo secolo abbiamo imparato che l'esportazione della democrazia (il sapore commerciale della formula avrebbe dovuto allarmarci subito) avviene in modi diversi: attraverso una guerra di invasione oppure attraverso il sostegno di singole persone o organizzazioni attive in un paese da democratizzare. Questo secondo scenario è quasi sempre affidato a cosiddette organizzazioni non governative (ONG), tanto per non suscitare sospetti. Invasione e sostegno pro-democrazia possono avvenire anche contemporaneamente, nel senso che la guerra spiana la strada per l'arrivo, nel paese invaso, di ONG incaricate di realizzare il “modello democratico” di turno. Siccome, però, molte di queste ONG hanno fra i loro finanziatori (“donors”) anche dei governi, si pone evidente il problema del loro essere davvero non governative e quindi della loro indipendenza. In ultima analisi dei loro obiettivi veri.

La stessa cosa si sta avverando (da tempo) in Ucraina. Prendiamo Vitali Klitschko, che la stampa ha definito il “simbolo” della rivoluzione del Maidan a Kiev. Se chiedi a chi nella Piazza ha protestato, ricevi una risposta diversa, un quadro diverso, un posizionamento ben diverso del personaggio. Per la stampa, per il mondo è invece lui il “simbolo”. Interessante. Se andiamo a vedere la pagina web del suo partito (basta cliccare QUI), che si chiama UDAR, scopriamo, leggendo attentamente, la conferma di quanto scrivevamo poco sopra circa il ruolo che ai governi piace affidare alle ONG. La pagina in questione è quella riguardante i Partners del partito (cliccare QUI). Che cosa scopriamo? Che sono quattro. La Klitschko Brothers Foundation, e poi, di fila, questi: International Republican Institute, National Democratic Institute (entrambe istituzioni americane) e la CDU, il partito della cancelliera tedesca Merkel.

Non la facciamo lunga, l'invito ai nostri lettori è a leggere direttamente i contenuti dei link qui indicati. Tuttavia, due osservazioni sono indispensabili:

1) Sulla pagina d'accoglienza dell'International Republican Institute si legge:
    For more than a quarter century IRI has helped men and women working to bring liberty to their lands.
È una frase molto generica, il cui contenuto è tuttavia lodevole senza riserve. Subito sotto, però, gli obiettivi si chiariscono:

First, IRI works in countries important to U.S. interests, where we can make a difference.

Interessante: l'istituto aiuta, certo, ma soltanto quei paesi che costituiscono un interesse per gli Stati Uniti. Formula molto vaga per dire che questi paesi devono anche costituire un interesse per l'Amministrazione che guida gli Stati Uniti, vale a dire il Governo. Tanto è vero che il Presidente dell'IRI è il senatore repubblicano John McCain. Indipendenza? Neutralità? Democrazia senza secondi fini? In ultima analisi, questi paesi devono servire gli interessi degli USA. La geopolitica funziona così (per la Russia non è diverso).

2) Il National Democratic Institute. Altro sponsor statunitense. Questo però è di area democratica, quindi vicino all'attuale Amministrazione americana. Tanto è vero che la Presidente dell'NDI è la signora Madeleine Albright, ex segretaria di Stato durante il secondo mandato dell'Amministrazione Clinton. Fra le altre cariche, la signora Albright ha anche quella di Presidente dell'Albright Stonebridge Group (con sede principale a Washington), che si occupa di un sacco di cose, come potrete vedere leggendo QUI. Fra gli slogan che compaiono sulla pagina d'accoglienza troviamo questo:

We speak the languages of business and government, translating opportunities and risks into benenefits and rewards.

Più chiaro di così: business e (oppure: con) governi amici che consentano di fare soldi. 

Quindi, concludendo: il “simbolo della rivoluzione” ucraina è sicuramente (fino a prova del contrario) una brava persona che chiede (è vero, da anni) un'Ucraina governata bene e in modo pulito. Eppure, è sponsorizzato da questi attori. Con gli obiettivi che abbiamo visto. Che sia stato anche "creato ad arte"? La domanda è lecita. Un personaggio costruito da istituti potentissimi che ai vertici hanno i personaggi indicati e altrettanto potenti. La realtà che presentiamo qui vale (come realisticamente escluderlo, alla base dei fatti raccolti nel caso in questione?) probabilmente per altri politici usciti dalla "rivoluzione del Maidan" e ora, direttamente o indirettamente, con un incarico nel Governo provvisorio.

Aiutare a far crescere la democrazia in un paese che non la conosce davvero è un'azione lodevole. Si tratta però realisticamente di questo, soltanto di questo in Ucraina, soprattutto di questo? A voi il compito di trovare la risposta, continuando le ricerche e l'approfondimento che WEAST TV ha voluto suggerire. 

Gli elementi che escono da questo scavo ci aiutano a capire meglio la crisi in Ucraina e in Crimea. Capire, anche, come sia facile utilizzare il sogno di libertà e di giustizia di un popolo per ottenere qualcosa d'altro, qualcosa che non riguarda direttamente questo popolo. E allora, concludendo, riformuliamo la domanda d'apertura. Che cosa vuole Putin? Che cosa vogliono l'Europa e gli Stati Uniti? Forse la stessa cosa, ma non lo dicono. Putin utilizza la sua retorica, UE e USA la loro. 

Per curiosità, andate anche sul sito della CDU tedesca, altro sponsor di Klitschko, cliccando QUI. Cosa vi leggiamo? Una citazione della signora Merkel:

Ci battiamo per un'Unione europea che pensi dapprima alle persone.

Davvero? Anche in Ucraina?



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